Il caso Yara – Oltre ogni ragionevole dubbio, la docuserie che apre un vortice di dubbi: ecco perché dovreste vederla
La docuserie dedicata a Yara Gambirasio apre nuovi scenari che lasciano spazio a dubbi mai rivelati prima: ecco il motivo
Era il lontano 2010 e a Brembate Sopra, paese in provincia di Bergamo, una ragazzina di soli 13 anni scompare nel nulla dopo essere stata in palestra a pochi metri da casa sua: parliamo proprio della povera Yara Gambirasio, ritrovata morta dopo 4 mesi in un campo po’ distante dalla palestra. Il caso è stato portato alla luce nuovamente dopo 14 anni proprio grazie alla serie prodotta da Netflix chiamata Il caso Yara – Oltre ogni ragionevole dubbio.
In questa serie vengono prese in esame proprio in 5 puntate prove, testimonianze e vengono ripercorsi tutti i tasselli fondamentali dalla sparizione all’arresto di Massimo Bossetti che lasciano il pubblico ancora oggi senza parole. Il famoso Ignoto 1, trovato in base al DNA sulle robe di Yara al momento della morte.
La serie di una qualità altissima mostra al pubblico filmati, audio e conversazioni telefoniche mai rivelate prima d’ora, così come lo strazio dei genitori Fulvio e Maura durante le intercettazioni. Lo spettatore, grazie ali membri del cast, viene spinto a mettere in dubbio quella verità processuale fotogramma dopo fotogramma e che, quel “OLTRE OGNI RAGIONEVOLE DUBBIO” sembra non esserci stato.
La docuserie di Yara Gambirasio e perché dovresti guardarla
A dieci anni di distanza dalla morte della piccola tredicenne Yara Gambirasio, arriva questa famosa serie prodotta da Netflix e uscita il 16 Luglio, che spinge ad alcuni interrogativi sul lavoro del pubblico ministero Letizia Ruggeri, una delle poche a non essere intervenuta nella docu serie di Netflix.
Tra i tanti a parlare vi è anche l’assassino Massimo Bossetti, così come l’avvocato e Luca Talese, che fu il primo ad intervistare la madre di Bossetti in una puntata di Matrix. Inoltre, tra i tanti dubbi che sorgono è la mancanza di telecamere durante il processo: “Ci sarebbero volute le telecamere, perché la gente avrebbe dovuto sapere quello che c’è la dentro” afferma l’avvocato di Bossetti Massimo.
Yara Gambirasio e le curiosità che lasciano tutti senza parole
Durante la docu serie di Netflix, lo spettatore allarga il campo così come ha fatto la difesa; secondo l’avvocato di Massimo Bossetti, il corpo di YARA non poteva essere uscito da quella palestra Daltronde, secondo l’uomo, c’erano tuti gli spazi per poter nascondere il corpo. Inoltre, viene sottolineato il fatto che ci sia il DNA di Silvia Brena, maestra di ginnastica di Yara proprio sul suo giubbotto: “Se trascini un corpo, lo prendi da là” suggerisce l’avvocato difensore. Luca Telese, ha confessato: “È stata una vicenda di ipnosi collettiva. Popoli mobilitati per le ricerche, persone immobilizzate davanti alla televisione. Credo che a un certo punto, come una catarsi, per il pubblico, per il Paese e per le istituzioni, servisse un punto, servisse la parola fine. A un certo punto, il colpevole era necessario”.