Causa Infarti, una è un gesto compiuto ogni giorno e sottovalutato. Ecco cosa non devi fare più e tutti i dettagli
Gli attacchi di cuore secondo i dati, secondo i dati, sono cresciuti in modo esponenziale e si sono diffusi
tra gli adulti di età inferiore ai 50 anni, con esiti peggiori tra le donne.
Ricordiamo che l’infarto del miocardio, avviene quando l’afflusso di sangue al cuore è parzialmente o completamente bloccato. Questo angiogramma mostra la morte di parte del muscolo cardiaco dopo un infarto.
Il rischio di malattie cardiache che colpisce i giovani adulti e non solo, purtroppo non sempre viene preso sul serio. Rispetto ai decenni passati, è stato dimostrato come a soffrire di problemi cardiaci siano i giovani con abitudini di vita sbagliate, quale cattiva alimentazione e della mancanza di esercizio fisico.
Ma non solo. Uno studio ha evidenziato come alla base di un infarto potrebbe esserci una causa davvero inaspettata in quanto si verifica spesso nelle vite di ognuno di noi. Scopriamo di cosa si tratta e maggiori dettagli nei prossimi paragrafi.
Quante volte è capitato di vedere una persona arrabbiata e provare a calmarla, ricordando che “potrebbe sentirsi male”? Tante volte. Questo perchè dietro quello che può essere un luogo comune si nasconde in realtà un reale grave evento cardiovascolare. A dimostrarlo vi è un nuovo studio, che ha valutato come questa e altre due emozioni negative (tristezza e ansia) influiscono sulla funzionalità dei vasi sanguigni, in particolare sulla loro capacità di dilatarsi.
Lo studio “Integrin-Dependent Cell–Matrix Adhesion in Endothelial Health and Disease” pubblicato da scienziati del Centro Medico dell’Università di Amsterdam aveva evidenziato che compromettere il rilassamento dei vasi sanguigni può catalizzare il rischio di aterosclerosi, l’accumulo di placche di grasso che irrigidisce e restringe il lume delle arterie. Questa malattia è notoriamente associata al rischio di infarto e ictus. La nuova ricerca ha stabilito che gli scatti di rabbia anche brevi sono in grado di compromettere la capacità dei vasi di rilassarsi, pertanto questa emozione può realmente innescare una patologia cardiaca, in particolar modo nelle persone con malattia coronarica e simili.
Il professor Shimbo e colleghi hanno preso in considerazione le funzionalità delle cellule che rivestono i vasi sanguigni, danno cellulare, pressione arteriosa, ridotta capacità di riparazione cellulare e altri parametri attraverso esami del sangue e analisi con appositi dispositivi eseguiti a intervalli regolari, prima e dopo lo svolgimento di ciascun compito (a 3 minuti, 40 minuti, 70 minuti e 100 minuti).
Hanno quindi utilizzato uno specifico protocollo che gli scienziati definito dagli stessi PUME, acronimo di “Meccanismi putativi alla base dell’insorgenza e delle emozioni dell’infarto miocardico”. Il flusso sanguigno è stato rilevato sul braccio non dominante con apposite sonde digitali, inoltre sono state registrate le concentrazione di biomarcatori che indicano danno cellulare. Dai risultati è venuto fuori che solo la rabbia era in grado di compromettere temporaneamente la capacità dei vasi sanguigni di rilassarsi / dilatarsi (il danno era rilevabile fino a 40 minuti dopo l’episodio scatenante), mentre ansia e tristezza non hanno fatto lo stesso, sebbene altre indagini passate avevano associato queste emozioni al rischio di infarto del miocardio.