Il governo ha deciso per le pensioni anticipate? Ecco tutto quello che sappiamo e tutto quello che faranno entro il 2025.
I disoccupati hanno molte difficoltà: la disoccupazione infatti può portare non solo disagi a livello economico ma anche relativo all’essere connessi alla società. Infatti può portare a stress, ansia, depressione a un isolamento sociale. La disoccupazione può portare anche ad una maggiore richiesta dei servizi sociali e di sostegno.
In Italia per chi è senza lavoro c’è la NASPI ma c’è anche il c.d. bonus disoccupati (ovvero bonus SaR). Ma il legislatore non chiude le porte alla possibilità di una pensione anticipata. C’è la possibilità di andarsene in pensione nel 2024 facendo domanda per APE SOCIALE.
Questa misura la possono adottare ovviamente non tutti i disoccupati, ma coloro che lo sono a seguito di licenziamento, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale, oppure per scadenza del termine del contratto a tempo determinato con almeno 18 mesi di lavoro negli ultimi 3 anni, e che abbiano terminato di fruire integralmente l’indennità di disoccupazione spettante.
Servono anche almeno 30 anni di contributi. Nel 2024, per poter andare in pensione da disoccupato con APE SOCIAL, occorre aver compiuto almeno 63 anni e 5 mesi di età. Nel 2023 erano sufficienti 63 anni, senza gli ulteriori 5 mesi.
Si dirà addio alla pensione anticipata? La migliore soluzione sembra infatti questa almeno per quanto riguarda i conti pubblici dello Stato. Per il 2025, il governo deciderà che cosa fare delle pensioni.
La spesa effettuata per quanto riguarda la pensione in questi anni è stata davvero pesante e c’è chi teme che ci sarà un peggioramento rispetto a quanto succede oggi, con l’addio alle misure di flessibilità che consentono di andare in pensione in anticipo. C’è chi teme anche il ritorno integrale alle regole fissate dalla legge Fornero per le pensioni di vecchiaia.
Nel Def, infatti, si legge che “a trainare la spesa sono state le misure dirette ad anticipare il pensionamento rispetto ai requisiti ordinari”. C’è inoltre l’aggiunta poi delle misure assistenziali come il Reddito di cittadinanza e gli interventi a sostegno della famiglia, come appunto l’Assegno unico.
Come spiega il leghista Giancarlo Giorgetti, oggi l’Italia non può sostenere una riforma delle pensioni, complice anche il basso tasso di natalità che in futuro potrebbe comportare una netta riduzione delle entrate contributive dell’Istituto.