Francesco Moser, altro che single: dopo il divorzio arriva la verità nascosta per anni
Francesco Moser torna a parlare di sé e stavolta parla della sua nuova fiamma.
Chi è Francesco Moser? Un ex ciclista su strada e pistard italiano. Professionista dal 1973 al 1988, è stato soprannominato Lo Sceriffo per la capacità di gestire il gruppo durante la corsa. Con 273 vittorie su strada da professionista risulta a tutt’oggi il ciclista italiano con il maggior numero di successi. Nel 1976 esordì con la prima di sei vittorie in nove anni alla Sei giorni di Milano.
Nel 1979, dopo essersi aggiudicato la Gand-Wevelgem (primo italiano) e la seconda Parigi-Roubaix, al Giro d’Italia vinse tre tappe. Nel 1984 a Città del Messico riuscì a battere il record dell’ora (massima distanza percorsa in un’ora) che apparteneva da dodici anni a Eddy Merckx. Nello stesso anno si aggiudicò la Milano-Sanremo con un attacco nella discesa del Poggio.
Si presenta al Giro d’Italia 1985, come campione in carica, con l’obiettivo di riconfermarsi come tale. Francesco Moser ha terminato la sua carriera nel settore del ciclismo nel 1988 dedicandosi di nuovo all’attività agricola e vitivinicola.
Nella tenuta di Maso Villa Warth, sulle colline poco a nord di Trento, coltiva insieme ai figli Francesca, Carlo e Ignazio, diverse varietà di uve.
Francesco Moser e la sua nuova conquista
Francesco Moser si è separato da Carla Merz nel 2019 e ora si vedrebbe con una nuova compagna più giovane. I rapporto con Carla però sono rimasti in buoni rapporti: “Ci abbiamo ragionato sopra da persone civili, siamo rimasti in buoni rapporti come si dice in questi casi. Ci vediamo, ci sentiamo, mangiamo assieme, ci occupiamo dei nostri figli che sono grandi ma hanno sempre bisogno dei genitori”, aveva spiegato Moser.
Ecco che cosa ha detto invece della sua nuova conquista: “Amare dopo i 70 non è come quando si è ragazzi, ma stare da soli non è bello. Lei correva in bici, è stata campionessa italiana, dice che ero il suo idolo. Ogni tanto pedaliamo insieme”.
“Prima i giorni andavano avanti e basta, i giorni e le notti. Ora conto anche i minuti, anche i secondi. E quando passo nei miei paesi, mi accorgo che della gente che conoscevo ne rimane sempre meno. Se c’è un modo per difendersi? Pensare alla salute e sperare che basti, facendo attenzione quando si pedala: ormai, in strada, per i ciclisti è una strage. In bicicletta vado ancora, in salita uso quella elettrica e poi scio, anche se il ginocchio fa un po’ male”.